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Banana versus Mieko

Analisi di due scrittrici giapponesi diverse per età e formazione, temi proposti. Il Giappone non è solo sogno, ma anche realtà. Banana rappresenta il sogno delle emozioni intime, Mieko tenta di dare un'immagine di un Giappone più crudo, attuale, ma talvolta appare una marcaatura esagerata. Una lisciata ai soliti temi che vengono rappresentati solo perchè di moda: omosessualità, maschilismo. Tuttavia la Kawakami è una scrittrice da tenere in osservazione, per quando riuscirà ad uscire dal clichè di scrivere cose che lisciano il benpensare populistico che va di moda. Banana in qiesto senso invece mantiene la sua aura di scrittrice dei buoni sentimenti e del sogno, e in questo rimane fedele a sè stessa sempre. Articolo pubblicato su elapsus.it https://www.elapsus.it/2021/10/scrittrici-giapponesi-confronto-banana.html

CHE SIAMO IN EQUILIBRIO SULLA PAROLA INSIEME

    Ricordo quando andavamo ai giardini, io e te, da bambini, e ci piaceva tanto giocare su quella giostra ove si stava in equilibrio, in alto, solo se si pesava uguale. Tu pesavi sempre meno, perché eri una bambina, e non riuscivamo mai a stare su insieme se non per qualche secondo. E mi gridavi: “togliti il giubbotto!”, “togliti le scarpe!”, perché io pesassi meno.. Inevitabilmente calavo giù io, e per dispetto ti lasciavo su a lungo, finchè non ti arrabbiavi davvero. Allora con una spinta salivo e tu, bambina, scendevi dalla giostrina guardandomi indispettita. Poi mi aspettavi, e andavamo sulle altalene, dove l’equilibrio era solitario ed autonomamente ricercato. Ora sei più pesante di me, hai avuto tre gravidanze, tre figli meravigliosi, di cui solo due sono con noi ora. Il peso degli anni e delle sconfitte si è attaccato al tuo corpo come il guscio di una cozza, nero e rasposo, per rendere più gravoso il tuo incedere. Io sono grigio e sordo, cammino col bastone, un baccalà dime

Il padre

    Lo vidi riflesso nello specchio, mentre si allacciava i pantaloni e sistemava la cintura. Sbirciavo da dietro la porta, vedevo questo padre che non conoscevo più, sempre assente, sempre fuori per lavoro. Conoscevo di lui solo i libri dell’immensa biblioteca della nostra casa, la villa ove io e mia madre vivevamo, quasi senza lui. Ed ora finalmente guardavo la sua figura nell’intimità e coglievo di lui qualcosa di lontano, un bagliore, un sorriso intimo, famigliare, mentre si rimirava allo specchio… Poi mi vide e disse, “entra Ghita”. Ghita era il nomignolo che usava solo lui, quando ero piccola, per chiamarmi. Era tornato, finalmente, mio padre.   Margherita Zoni

Albino

Trovai Albino per strada.  Era stato abbandonato, o forse si era perso, ritengo fosse più probabile l’abbandono.   Anche se, a dire la verità, negli anni '80 meno regole, meno problemi, più semplicità….i cani non avevano il collare, in campagna erano liberi di andare e venire...poi tornavano a casa loro. Ma Albino no, non aveva più una casa, perché girava con lo sguardo di chi cerca qualcosa, di chi aspettava, fiero e libero, che qualcuno si accorgesse di lui.  Era un meticcio spinone…..bianco.  Lo trovai mentre tornavo dall’allenamento di calcio, era verso sera.  Ci guardammo, lo chiamai, mi seguì.  Il suo passo felice dietro di me era speciale.  Era il mio cane, lo fu subito. Lo chiamai Albino in onore al fatto che era bianco bianco.  Una volta a casa mia madre storse il naso….fra cani e gatti in campagna c’era sempre qualcuno in più cui dare da mangiare e occhi ovunque che ti cercano.  Noi avevamo le galline, i maiali, gatti e un casoin , un negozietto di alimentari dove la gent

GLI IBISCHI

    Qui, dove ora stava camminando con lui, vi era un’aiuola fiorita di ibischi. Mentre lui parlava della sua causa lei immaginava un matrimonio pieno di ibischi dai mille colori, che ornassero l’altare ma anche, perché no, un cappello di paglia dalla tesa larga, il bouquet. Avrebbe indossato un abito di organza e seta, con molti veli e tessuto che sarebbe volato qua e là. Non bianco, l’età renderebbe ridicolo questo colore…no, pervinca, o lilla. “Mia figlia non vuole che io ti frequenti, ti ritiene troppo vecchia per me” – egli disse. E tutti i suoi sogni si chiusero, come sarebbe accaduto agli ibischi la sera stessa.   Margherita Zoni