Ricordo quando andavamo ai giardini, io e te, da bambini, e ci piaceva tanto giocare su quella giostra ove si stava in equilibrio, in alto, solo se si pesava uguale. Tu pesavi sempre meno, perché eri una bambina, e non riuscivamo mai a stare su insieme se non per qualche secondo. E mi gridavi: “togliti il giubbotto!”, “togliti le scarpe!”, perché io pesassi meno.. Inevitabilmente calavo giù io, e per dispetto ti lasciavo su a lungo, finchè non ti arrabbiavi davvero. Allora con una spinta salivo e tu, bambina, scendevi dalla giostrina guardandomi indispettita. Poi mi aspettavi, e andavamo sulle altalene, dove l’equilibrio era solitario ed autonomamente ricercato. Ora sei più pesante di me, hai avuto tre gravidanze, tre figli meravigliosi, di cui solo due sono con noi ora. Il peso degli anni e delle sconfitte si è attaccato al tuo corpo come il guscio di una cozza, nero e rasposo, per rendere più gravoso il tuo incedere. Io sono grigio e sordo, cammino col bastone, un bac...